Henry de Monfreid (1879-1974) è stato l'ultimo, e il più straordinario, scrittore-avventuriero del Novecento.
Trafficante d'armi, di perle e di stupefacenti, fumatore d'oppio, pirata in rivolta contro l'arroganza coloniale francese, fece del Mar Rosso il suo terreno d'azione e di elezione.
Convertitosi all'Islam, prese il nome di Abd-el-Hai (Schiavo del vivente) e adottò gli usi e i costumi dei Somali.
Negli anni Trenta recitò un ruolo di primo piano nella conquista italiana dell'Etiopia.
Durante la Seconda guerra mondiale, fu arrestato e deportato dagli inglesi, fino al giorno della sua liberazione, a partire dal quale decise di vivere di caccia e di pesca sulle pendici del monte Kenia.
Nel 1947 tornò in Francia, diventando amico intimo di Kessel, Cocteau, Montherlant e Teilhard de Chardin, e rischiando addirittura di essere eletto alla Académie Française. A quasi ottant'anni fece naufragio al largo delle coste del Madagascar. Morì nel 1974, all'età di 95 anni, dopo aver dichiarato: "Ho avuto una vita ricca, irrequieta e magnifica".
Avvalendosi di documenti d'archivio inediti e ripercorrendo le orme di Henry de Monfreid lungo tutto il Corno d'Africa, il giornalista Stenio Solinas traccia il ritratto di una figura eccezionale.
Un uomo, definito l'anti-Rimbaud, la cui vita riesce a raccontarci in controluce gli splendori e le miserie della colonizzazione africana.